lunedì 27 aprile 2009

Prove di autoritratto...


Ito digitale


Partizia Mello, Ito digitale Nuovi Media, nuovo reale, Edil Stampa, Roma, 2008


La figura di Toyo Ito è molto importante per capire la Conquista della Rivoluzione Informatica in Architettura: il suo cammino progettuale si basa sull’analisi della fluidità dell’Architettura nell’Era elettronica e lo porterà ad affermare che l’uomo si trova in una nuova foresta fatta di informazioni in cui deve imparare a sopravvivere.


Partendo dal Padiglione di Barcellona di Mies dove lo spazio assume una liquidità densa che sembra evocare la sensazione che si ha nell’acqua e nel muovercisi lentamente dentro, Ito arriva alla conclusione che anche i Media sono legati al flusso continuo e questi hanno forte relazione con la nostra natura, perché sono proprio quello che ci porta a comprendere noi stessi in uno scambio continuo di energia vitale con il mondo esterno. I Media ci riducono a una dimensione più estesa della nostra fisicità alterandola e riportano alla memoria il mondo che avevamo quasi dimenticato.



La nuova tecnologia non è un’antagonista della natura ma essa sta creando un nuovo tipo di natura che da reale diventa virtuale. I flussi degli elettroni oggi sono i veri protagonisti perché diventa necessario pensare a un altro genere di involucro visto che i media ci permettono in ogni istante di proiettarci fuori dalla nostra casa e collegarci col mondo. Perciò mura spesse e geometrie euclidee che separano sono poco adatte, di più lo sono ambienti soft e flessibili che agevolino lo scambio delle informazioni rendendo reale l’immersione nel flusso di elettroni, ovvero creare architetture che sono abiti mediali con un corpo digitalizzato e trasparente.


Nella Mediateca di Sendai in Giappone (2001) Ito riflette sulla consistenza che l’architettura dovrebbe avere con l’Era elettronica: la Mediateca è l’ edificio simbolo creato dall’affermarsi dei Media nel quotidiano e dalle sensazioni dall’uomo provate, è una nuova mixitè di funzioni risultato di gesti e significati racchiusi in un contenitore affacciato sul mondo,e per questo esclude soluzioni architettoniche rigide. Il concetto di Mediateca riguarda la città dell’era della globalizzazione dove il significato di confine nazionale viene rimpiazzato dalla Rete. E’ un edifico aperto al flusso dell’informazione perché tutto nella sua struttura gli permette di indicare l’intenso fluire dei Media. L’edificio agisce con l’esterno ed è di natura totalmente artificiale che non vuole in alcun modo essere in contrasto con quella reale. Le geometrie prodotte non seguono alcun schema e l’intero sistema costruttivo Moderno viene messo in discussione dato che ogni elemento ha scopo di semplificare racchiudere contenere e organizzare.
La mediateca di Ito è senza dubbio una delle opere manifesto dell'architettura del ventunesimo secolo, ma non solo, infatti essa è anche un'opera che rispetta il passato ed è allo stesso tempo proiettata verso il futuro.Questo edificio inoltre assolve alla funzione di "catalizzatore sociale", infatti esso incarna perfettamente il concetto di mixitè, che è ormai uno dei punti fermi nello scenario dell'architettura contemporanea; ma anche quello di Hyperarchitettura, e cioè:immaterialità/trasparenza/leggerezza/fluidità.


Ito inizia un percorso critico che definirà il suo modo di progettare con metodi nuovi e un contatto positivo tra uomo e ambiente in modo spettrale e omogeneo. La superficie strutturale e l’analisi della forma lo caratterizzano nella ricerca della struttura ottimale aiutata dall’intervento molto importante dei Media elettronici, egli vuole ottenere l’organico come metodo di lavoro.



Nel Padiglione della Serpentine Gallery, Kensington Gardens, a Londra (2002) costruisce una struttura e superficie realizzando un volume con un unico involucro senza colonne né divisioni interne, è come se lo spazio sfuggisse a ogni tipo di limitazione e la sua identità fosse l’assenza dei limiti. Il dentro è fuori e viceversa una sfida quasi della bellezza tra i due mondi che dialogano tra loro attraverso stralci di cielo e alberi.


Altro esempio della volontà di sfuggire alla concezione convenzionale di struttura muraria del moderno è il Tod’s Omotesando, a Shibuya Tokyo (2004) realizzato con una superficie che funziona come struttura formata da aperture trasparenti in un volume opaco.


La ricerca di Ito continuerà tra mixitè, fluidità, ricerca formale e l’ultilizzo del nuovo strumento informatico come simulatore dello spazio desiderato. Island City Central Park Grin Grin Fukuoka (2005).

Autoritratto



L'elettricità, la mixitè e l'accensione delle città
Il nuovo concetto di città sconvolto dall'uso della luce artificiale e tutto ciò che ne consegue...


Fin dal Medioevo, momento in cui si formano le prime città, e fino a tutto il XVIII secolo il buio aveva caratterizzato le notti e solo le fiammelle dei tabernacoli diffondevano una luce incerta. Dall'illuminazione ad olio iniziale si giunge, nella prima metà dell'800, a quella a gas e successivamente, dalla seconda metà dell'800, all'illuminazione elettrica. Lo sviluppo della illuminazione stradale e la sua funzione di servizio pubblico segna l'inizio di una nuova epoca, l'avvio di un processo di trasformazione sostanziale dell'ambiente urbano e del suo uso : con la luce le notti cittadine diventano più sicure e perciò più adatte alla vita sociale.
Le città si accendono così per scoprire nuovi mondi e prospettive: parti di essa si alternano per andare incontro alle nuove esigenze sociali e funzionali, alle giornate che si allungano e che non terminano più dopo il tramonto.
In forte contrapposizione con lo zoning risposta a questo cambiamento della Rivoluzione Industriale che divideva per zone omogenee, l' espressione più forte di questa evoluzione oggi è il concetto di mixitè : la nuova città ha bisogno di edifici che si adattino al suo stile frenetico e "multifunzionale" di vita e che non si limitino ad essere semplici contenitori a senso unico ma che racchiudano funzioni diversificate che permettano un flusso continuo della popolazione che le abita, e che facciano vivere a pieno in ogni momento la vita in una metropoli. La mixitè non si limita comunque solo alla sua funzione ma anche alla propagazione di una direzione, oggi infatti questo progetto è radicato per esempio nella valorizzazione ambientale o dell'integrazione sociale e culturale ecc.
Oggi tutto è digitale, la vita nelle città è sempre più accellerata e uno degli edifici simbolo di questo nuovo modo di affrontare la progettazione è la Mediateca, perchè tutto è informazione e tutto ruota intorno al nuovo mondo della Rivoluzione Infomatica: le città si muovono continuamente, i Media le inseguono e nell'Era dell'informazione, dove tutto è Rete questo edificio mescola vari tipi di funzioni e le propaga in tutto il mondo.
L'illuminazione artificiale dello schermo, quello del nostro pc per esempio, che si contrappone fortemente a tutto quello che la luce aveva significato in tutti i campi fino a qualche anno fa, invade l' Architettura, l'Arte, e colora e illumina la maggior parte delle città mondiali.
Quello con cui staimo facebdo i conti è la conseguenza sul paesaggio che questo cambiamento delle città ha portato fino ad oggi, e naturalmente il problema del risparmio energetico che ormai è uno dei problemi più comuni a tutti, mentre l'informazione cresce l'energia si esaurisce.

…”questo è un tempo in cui gente più numerosa si mescola assieme, per aiutarsi reciprocamente e far funzionare le cose”…E la gente vive tutto lo spazio pubblico, ci va di giorno e di notte, genitori con bambini, turisti, vecchi operai con il basco e teenager con i pattini. Insomma la sua architettura forma e conforma l’ambiente come la cattedrale gotica… " Gehry

mercoledì 22 aprile 2009

Fin dal Medioevo, momento in cui si formano le prime città, e fino a tutto il XVIII secolo il buio aveva caratterizzato le notti e solo le fiammelle dei tabernacoli diffondevano una luce incerta. Dall'illuminazione ad olio iniziale si giunge, nella prima metà dell'800, a quella a gas e successivamente, dalla seconda metà dell'800, all'illuminazione elettrica.Lo sviluppo della illuminazione stradale e la sua funzione di servizio pubblico segna l'inizio di una nuova epoca, l'avvio di un processo di trasformazione sostanziale dell'ambiente urbano e del suo uso : con la luce le notti cittadine diventano più sicure e perciò più adatte alla vita sociale.

la mia crisi...

La crisi dell'elettricità, la mixitè e l'accensione delle città...

All'inizio del Novecento l'illuminazione stradale e domestica, i mezzi di trasporto basati su motori elettrici (tram, treni, metropolitane, filobus) cambiarono radicalmente la vita quotidiana. In particolar modo, l'illuminazione elettrica fece delle città luoghi vivibili anche di notte. Il titolo di "città della luce" (in francese: Ville Lumière) fu assegnato a Parigi, ma per estensione potrebbe essere attribuito a tutte le grandi città che si erano dotate in quegli anni di una rete di illuminazione stradale, prime fra tutte Londra e New York.


domenica 5 aprile 2009















All'origine di quanto Ito ha costruito o progettato, vi è il tentativo di liberare l'architettura dalla gravità e la denuncia dei conflitti che scandiscono la convivenza della forma con la pesantezza.Se l'essenza dell'architettura, come sosteneva il filosofo George Simmel, è il punto d'incontro tra la pesantezza dei materiali che la spingono verso il basso e lo spirito dell'uomo che la innalza verso l'alto, la poetica dell'artista ricerca la leggerezza, partendo dal minimalismo di Ando e attraverso l'utilizzo di materiali da costruzione non tradizionali.